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Riscoprire il valore della formazione continua: tra obbligo e opportunità

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di Redazione

22/05/2025

TITOLO
La formazione continua rappresenta una delle sfide più significative per il sistema produttivo italiano, oscillando tra l'essere percepita come un mero obbligo normativo o riconosciuta come una vera opportunità strategica. Il panorama che emerge dai dati più recenti rivela un quadro complesso, caratterizzato da luci e ombre che meritano un'analisi approfondita per comprendere il futuro del lavoro in Italia. I dati del report 2025, infatti, di Assolavoro Formazione rivelano un paradosso italiano: mentre le imprese mostrano un impegno superiore alla media europea, la partecipazione individuale rimane preoccupantemente bassa. Oltre 804 mila imprese hanno investito in attività formative tra il 2022 e il 2023, rappresentando il 69% delle aziende con almeno 10 addetti, un dato che supera la media dell'Unione Europea del 67,4%. Tuttavia, il rovescio della medaglia mostra una realtà diversa: solo il 35,7% delle persone tra i 25 e i 64 anni ha preso parte ad attività di istruzione e aggiornamento, con un gap di 11 punti rispetto alla media UE. Questa discrepanza colloca l'Italia al 21° posto nel ranking UE27, ben lontana dagli obiettivi del Consiglio europeo per il 2025 che fissano un minimo del 47% per il tasso di partecipazione. Visto lo scenario decisamente preoccupante, non stupisce che in ambito medico-sanitario si sia scelto di spingere verso proposte didattiche particolarmente innovative e agili, specie in un settore nel quale gli operatori risultano spesso particolarmente oberati di lavoro. Nei percorsi di Educazione Continua in Medicina (ECM), infatti, si utilizza sempre di più la formazione a distanza (FAD). Si pensi, a titolo d’esempio, ai corsi in formato ebook proposti da questo provider ECM, che permettono ai professionisti di aggiornarsi durante i pochi momenti liberi della giornata con la qualità garantita da un provider accreditato.

Un investimento strategico per il futuro

Nonostante le criticità, il settore ha mostrato segnali di ripresa significativi. Il Rapporto INAPP 2025 evidenzia come nel 2023 la formazione continua sia cresciuta oltre i livelli pre-pandemia, coinvolgendo quasi 2 milioni di lavoratori grazie ai Fondi interprofessionali e al cofinanziamento del Fondo Nuove Competenze. L'investimento del Ministero del Lavoro di 731 milioni per rafforzare le competenze digitali e green testimonia l'impegno istituzionale, con l'obiettivo ambizioso di raggiungere un milione di lavoratori in più. Il tasso di partecipazione è salito all'11,6%, registrando un aumento significativo tra le donne e i giovani, anche se permane un preoccupante divario tra Nord e Sud. Questa evoluzione rappresenta un cambio di paradigma rispetto al passato. Fino a un paio di decenni fa, la formazione dei lavoratori era percepita dalle aziende italiane come un inutile costo e una perdita di tempo prezioso. Egidio Sangue, Direttore di FondItalia, ha sottolineato come la formazione aziendale sia diventata essenziale per colmare il mismatch di competenze legato all'innovazione e all'invecchiamento della forza lavoro. Le linee guida precise e valide a livello nazionale permettono di pianificare la formazione senza ansie e di essere certi di adempiere a tutti gli obblighi, traducendosi in benefici tangibili per le imprese.

Benefici concreti e le sfide ancora aperte

La trasformazione della formazione da obbligo a opportunità porta benefici concreti e misurabili. La chiarezza normativa significa una significativa riduzione delle sanzioni, con regole definite che diminuiscono drasticamente il rischio di incorrere in ammende o sanzioni penali per mancata formazione. Inoltre, programmi formativi ben definiti e standardizzati garantiscono una maggiore efficienza nell'apprendimento e un impiego ottimale delle risorse. Fondamentale è anche la cultura della sicurezza rafforzata: un approccio sistematico alla formazione eleva la consapevolezza di tutti i soggetti coinvolti, trasformando la sicurezza da mero adempimento a valore aziendale intrinseco. L'analisi delle scelte aziendali rivela che i contenuti formativi sono orientati soprattutto a competenze tecnico-professionali, seguite da abilità digitali e soft skill come il lavoro in team e la gestione del cliente. Le modalità di erogazione si stanno diversificando: la formazione in presenza rimane predominante (52,6%), ma cresce significativamente l'uso dell'e-learning (27,6%) e della modalità blended (19,8%). Nonostante i progressi, rimangono criticità significative. Solo poche imprese valorizzano le competenze esperienziali e il trasferimento intergenerazionale, perdendo una grande opportunità, visto e considerato anche l’invecchiamento della forza lavoro. Il divario geografico tra Nord e Sud rappresenta un'altra sfida che richiede interventi mirati e investimenti specifici. La formazione continua si conferma quindi come un terreno di confronto tra due visioni: quella che la considera un mero adempimento burocratico e quella che la riconosce come leva strategica per la competitività aziendale. Il futuro del sistema produttivo italiano dipenderà dalla capacità di trasformare definitivamente questo obbligo in una vera opportunità di crescita.
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